PESSIMO AFFARE: SOLDI SOTTO IL MATERASSO IN 20 ANNI DIMEZZATI

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Conti e contanti erosi dall’inflazione

 

Torniamo ancora a parlare di soldi  fermi sui conti correnti, o tenuti in casa al sicuro, peccato per un piccolo particolare chiamato inflazione. In venti anni mille euro sono diventati 588. Simbolo del paese bloccato, l’ennesima occasione persa per le famiglie e per l’economia. Il nostro paese di occasioni purtroppo ne perde tante. Non sono altro che occasioni perse i 1.400 miliardi di euro tenuti su depositi bancari o tenuti in contanti da aziende italiane e famiglie ( in 10 anni 300 in più). Il significato, per le famiglie che decidono di mantenere un terzo dei propri risparmi su conti o in contanti, è quello di farseli erodere dall’inflazione. Parlando in numeri: lasciare per 10 anni i soldi in contanti significa che da mille euro che erano inizialmente, ce ne ritroveremo in termini di potere d’acquisto  875. Secondo la Banca d’Italia per le imprese che hanno aumentato la liquidità sui conti solo da gennaio da 265 a 304 miliardi di euro, significa invece di investirli, tenere i soldi parcheggiati.

 

L’inflazione

 

Investimenti più rarefatti, famiglie più povere: perché troppa liquidità porta essenzialmente  a questo. Questo non vuol dire che non bisogna tenere sui conti i risparmi o rinunciare alla prudenza. Vale a dire che non si deve esagerare, perché una gestione con più equilibrio delle nostre ricchezze potrebbe rivelarsi da occasione persa, ad un’occasione per il Paese. Per chi 20 anni fa avesse deciso di mantenere mille euro in contanti  ( o sotto il materasso come si suol dire) oggi avrebbe ancora in termini nominale mille euro, ma in realtà tenendo conto dell’ inflazione che riduce il potere di acquisto, avrebbe 588 euro. ( Calcolo effettuato da AdviseOnly per il Sole24 ore).Quindi dicevamo quasi la metà dei mille euro iniziali in vent’anni. Chi li avesse tenuti sotto il materasso dieci anni fa in termini reali avrebbe 875. Sono diventati invece 967 euro i mille euro tenuti in contanti 5 anni fa. Una sorta di tassa invisibile.

 

Conti correnti: situazione peggiore

 

Per quanto riguarda i conti correnti italiani, troviamo una situazione con rendimenti pari a zero. Si arriva allo 0,37% unendo conti deposito e conti secondo Banca d’Italia. Lo 0,045 è il tasso sui soloi conti correnti. Sopra certe soglie anche in Italia è iniziato il dibattito sui tassi negativi. Senza contare che sui conti correnti abbiamo anche le spese di gestione, che secondo sempre Banca d’Italia nel 2018 sono state all’incirca di 87 euro. Possiamo dirlo: ormai gli interessi vengono superati dai costi. La ricchezza appassisce se tenuta sul conto o sotto il materasso. Senza che noi ce ne accorgiamo, così senza rumore. Se parliamo di  investimenti finanziari, vediamo che nella storia hanno decisamente reso di più: sempre secondo calcoli di AdviseOnly gli stessi 1000 euro investiti in Borsa vent’anni fa in termini reali sarebbero diventati 2.154 euro. Investiti invece in bond globali sarebbero diventati gli stessi mille euro dopo 20 anni 2.127. Si è è assolutamente vero che i mercati sono volatili e rischiosi e che quello che hanno reso in passato non può essere preso come esempio per il futuro, ma è altrettanto vero che negli ultimi cento anni bond e azioni hanno battuto il rendimento del cash. Per le Borse in termini reali hanno reso il 4,2% medio annuo ,mentre i bond l’1%. Pur con una buona diversificazione e tutta la prudenza che si vuole, non cestiniamo questi numeri a priori.

 

Più contanti meno investimenti

 

Affrontiamo il tema degli investimenti dell’economia reale. Per esempio le imprese non finanziarie che hanno aumentato da gennaio si soldi sul conto correnti di circa quaranta miliardi di euro. Sale a 5 miliardi la cifra se sommiamo le micro-imprese. Soldi che avrebbero potuto essere investiti in assunzioni, impianti acquisizioni. Invece sono rimasti lì, fermi, silenziosi a tasso zero. Per le famiglie dobbiamo fare un discorso più sottile. Sono fonte di raccolta per le banche i depositi dei clienti con cui erogano crediti alle imprese. In effetti diminuire la giacenza sui conti varrebbe a dire togliere linfa alle banche per erogare credito. Però non dimentichiamo che i soldi che noi investiamo in azioni, bond, dunque investiti in economia reale, vanno ad aumentare l’economia stessa. Sappiamo anche essere presenti degli strumenti come Pir e Eltif che anche se hanno un elevata componente di rischio permettono di finanziare le piccole medie imprese italiane. Il perfetto mix tra investimenti e conto ovviamente non esiste. Ognuno ha il proprio orizzonte temporale, propensione al rischio, le proprie esigenze. Basterebbe sui grandi numeri che si disgelassero quei 1400 miliardi sui conti o contanti, che potrebbero aiutare il proprio Paese e sé stessi , senza sostituirsi ai grandi investitori o al Governo.

 

https://www.silviocavenaghi.it/chi-sono

 

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