La tassa che colpisce i risparmi

Sopra le teste dei contribuenti, se i conti devono tornare, torna a farsi presente il fantasma della tassa patrimoniale ciò significa tassare il patrimonio del contribuente oltre al suo reddito. Nella storia italiana questa mossa spesso è stata compiuta quando tutto andava male, la patrimoniale era vista come un “tasto rosso” da schiacciare all’occorrenza. Il futuro governo, in questo momento, deve evitare di sforare il deficit, regalando un’illusione a noi italiani che qualcosa di concreto e buono il Governo 2.0 di Conte possa fare. Ed ecco allora fare l’ingresso, nemmeno tanto in punta di piedi anche se un po’ a bocca chiusa, l’idea di prelevare denaro, sul quale  già sono state pagate tasse, dai conti correnti di noi italiani.

La tassa patrimoniale

E’ un’imposta che purtroppo grava sui beni immobili e mobili di noi italiani. Spesso viene definita da alcuni economisti una tassa di equità, dove le persone benestanti si prendono carico attraverso i propri capitali dei buchi dello Stato, aiutando a sanarli. La verità è che, per risanare velocemente i conti ed abbattere il debito pubblico, una tassa patrimoniale fissa o straordinaria è la soluzione più veloce. Facendo riferimento alla storia politica italiana, un prelievo forzoso sui capitali, è stato introdotto per la prima volta durante il Governo Amato nel 1992 che ha permesso alla nostra moneta di allora, la Lira, di restare agganciata al sistema monetario dell’Europa ed evitare il crack finanziario.  A suo tempo era stata applicata una tassa del sei per mille su tutti i conti correnti italiani. In realtà oggi esistono 15 patrimoniali nascoste che noi paghiamo in Italia e che ammontano a quasi 46 miliardi di euro che oggi vengono incassate dallo Stato.

Quali sono le patrimoniali nascoste?

Imu e Tasi sono da considerarsi imposte patrimoniali, e hanno un valore per lo Stato di oltre 21 miliardi di euro. Poi ci sono il bollo auto, l’imposta di bollo, il canone Rai, l’imposta su aeromobili e imbarcazioni, le tasse sulle successioni, donazioni e transazioni finanziarie. In passato, per fare cassa, più volte i governi hanno ricorso all’imposta patrimoniale. Ricordiamo ad esempio l’ICI (imposta comunale sugli immobili) in vigore tra il 1993 e il 2008; un altro esempio lo troviamo nella tassazione del 7,5 per mille del patrimonio delle imprese  tra il 1993 e il 1997. Successivamente troviamo nel decreto Salva Italia, nel 2012, l’IMU e il prelievo sui beni di lusso (seconde case, macchine di grossa cilindrata, aerei privati, barche). Per ultimo troviamo nel 2014 la IUC che rappresenta l’unione di Tasi, Tari e IMU. Certamente non siamo gli unici in Europa, anche in Svizzera, Francia, Spagna, Norvegia, sono in vigore le imposte patrimoniali, ma i cittadini non subiscono a differenza dell’Italia, la stessa pressione fiscale sul reddito salariale.

I benefici della patrimoniale

La patrimoniale va a colpire (a differenza della flat tax di Salvini ) solo i redditi medio-alti che però risultano essere quelli che, grazie al rapporto tra consumo e guadagno,  permettono all’economia di continuare a girare. Tutt’altro che scontati sono i benefici della patrimoniale: da una parte sana i buchi di bilancio, ma dall’altra è una tassa che mina il capitale di quelle persone che hanno risparmiato una vita per ottenere un po’ di serenità e agio nella loro quotidianità. A presto con il prossimo articolo.

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