INVESTIRE IN ITALIA, PERCHE'?

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L'immagine italiana

 

Esistono molti indicatori che sono tipicamente presi in esame nelle analisi macroeconomiche ( comunicati da Confindustria) che restituiscono un’immagine dell’Italia sicuramente meno pessimistica di quella che è prevalente oggi. In questi mesi intensi e burrascosi questi dati sono stati consegnati a Moody’s e Standard and Poor’s e fondi pensioni svedesi spaventati dall’uscita dell’Euro in Italia, non sono stati tenuti nascosti  ma bensì raccontati attraverso una fotografia attuale del nostro Paese. Dunque ci viene da pensare: viene omessa una realtà? Quale? Il nostro sistema industriale ha un enorme ed estrema capacità di resilienza, lo ha dimostrato già nei primi anni 2000 quando si trattava di fronteggiare la concorrenza cinese e poi delle economie dell’est Europa e l’ha reso noto anche negli anni della crisi adottando su larga scala un processo di upgrading qualitativo dell’offerta che ha consentito di mantenere la specializzazione settoriale. Anche in settori come l’abbigliamento e quello delle calzature, che sono considerati dalla borgata settori poveri, noi siamo rimasti e siamo diventati leader mondiali.

 

INVESTIRE IN ITALIA, PERCHE'?

 

I Successi, qual'è il segreto?

 

Gli Italiani avrebbero bisogno di sentirsi raccontare più spesso i successi e non questa narrazione prevalente di un paese che non funziona, di imprenditori poco coraggiosi che non amano investire: in realtà se si analizza la propensione di investimento nel manifatturiero si scopre che la propensione ad investire è più alta di quella dei tedeschi, dei francesi degli inglesi. Il segreto della crescita per molte aziende è da un lato valorizzare al massimo la base di conoscenza che è radicato sul territorio, nelle persone, nell’imprenditore, nell’operaio, nell’artigiano ed è proprio qui che si crea il valore unico di una realtà rispetto ad un'altra e al tempo stesso la capacità di guardare fuori dalle aree distrettuali e di prendere la conoscenza che è fondamentale per fare il salto di qualità. La base della conoscenza è rimasta dunque il cuore del vantaggio competitivo ma questa da sola non può bastare: infatti molte aziende hanno stretto rapporti di collaborazione con Università e centri di ricerca in Germania e negli Stati Uniti o hanno trovato fornitori di eccellenza nel sud Italia o all’estero. Hanno imparato a depositare i brevetti a far riconoscere i marchi e anche a fidarsi delle generazioni più giovani e anche dell’occupazione soprattutto del mondo femminile, elementi che hanno pesato sull’innovazione.

 

Meccanica e meccatronica

 

L’ Italia è nota nell’export nel ramo agroalimentare nell’abbigliamento ma non solo. Il nostro pese lo associamo all’esportazione del food, nel fashion ma la meccanica è il vero motore dell’export italiano. Adesso è quella che sta risentendo maggiormente del contesto globale poco favorevole, in particolare il rallentamento dell’industria tedesca che è nostro principale acquirente di meccanica ha ovviamente ricadute negative sulle performance italiane. Le dimensioni di meccanica e meccatronica sono sempre più un tutt’uno grazie alla trasformazione digitale.

 

E per il futuro?

 

Il tema del futuro della sostenibilità e dello sviluppo è ciò che ci aspetta e con il quale dovremo fare i conti per i prossimi anni. Tutti gli indicatori di performance e di efficienza energetica vedono la nostra industria e le imprese Italiane migliori rispetto ai paesi vicini e questo perché noi prima di altri abbiamo dovuto scontare un uso virtuoso delle poche risorse che avevamo a disposizione che erano molto più care che all’estero. Siamo oramai alle porte dell’era di guadagni puliti e noi italiani non ci stiamo facendo trovare impreparati, anzi, l’attenzione per le tematiche ESG è in costante crescita.

 

Concludo dando un’ informazione che ci deve far riflettere: il made in Italy è il terzo marchio per riconoscimento dopo Coca Cola e Visa, un po’ la conferma di quello riportato oggi in questo articolo. A presto con il prossimo aggiornamento.

 

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