EURIBOR: CONTO SALATO PER LE BANCHE ITALIANE

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La riforma dei benchmark

 

Si sta avvicinando sempre di più la riforma dei benchmark del mercato monetario dell’area euro, questa coglierà impreparati molti istituti bancari che non hanno ancora le idee chiare sull’argomento rischiando di portare al sistema finanziario italiano un conto fino a 2 miliardi di euro (stime di Boston Consulting). A far alzare le antenne alle banche, sul tema dei tassi di riferimento che regolano le attività di finanza, è proprio la Banca centrale europea per conto del gruppo sui tassi free risck dell’Eurozona, mentre da Boston Consulting deriva un calcolo realizzato per la stima del potenziale impatto. Il prossimo due ottobre, sarà la data più vicina alla rivoluzione sui benchmarck d’Europa, giorno della fine dell’attuale Eonia, che sarà sostituto dall’ €STR (euro short-term rate). Si apre così un processo durante il quale il vecchio indicatore potrà essere ricavato dal nuovo con l’aggiunta di 8,5 punti base, concludendosi a fine 2021.

 

Riforma con rischi

 

Uno dei principali punti su cui si basa il cambiamento della metodologia di rilevazione, riguarda lo slittamento alla data successiva della pubblicazione del tasso: per esempio la mattina del due ottobre, avremo i dati presi dal precedente giorno e ci si baserà su questi per l’indicizzazione dei prodotti finanziari. Il gruppo di lavoro, oltre che su questo punto, sposta l’attenzione degli istituti bancari, sulle vere e proprie azioni da compiere prima del cambiamento. Le direzioni sono due: la prima interna, vale a dire l’analisi degli ambienti di sistema interessati e delle transazioni annesse importanti per valutare le eventuali modifiche che possano fronteggiare il cambiamento appena accennato, nel tempo di pubblicazione dell’Eonia, preparando dei team adatti ad una supervisione migliore nel periodo di passaggio. Rivolta invece anche all’esterno è la seconda direzione: i clienti saranno i protagonisti. Si studierà una strategia di comunicazione sia per le parti esterne che quelle interne, i clienti appunto, per garantire loro una maggiore consapevolezza sui cambiamenti. Esiste però una preoccupazione all’interno del gruppo di lavoro (coordinato dalla BCE) per il tipo di preparazione degli istituti bancari  verso una riforma che potrebbe portali a sostenere dei costi non indifferenti.

 

Il conto da pagare

 

Uno studio a livello europeo, di Global Risk, mette in luce come la riforma di Eonia ed Euribor, potrebbe avere un costo per le piccole banche dai 50 ai 100 milioni, mentre per le banche più rilevanti anche fino a 350 milioni. Anche per l’Italia valgono le stesse cifre sopra riportate e dunque le conseguenze sarebbero importanti: considerata la media dimensione degli istituti nazionali, una stima per l’intero sistema nazionale, potrebbe aggirarsi sui due miliardi di euro. Dunque, sotto forma di costi di transazione, il conto per l’Italia sarebbe molto salato, costringendo il nostro paese a rinegoziare i contratti esistenti ( che si riferiscono ai vecchi contratti che non vengono più pubblicati) con rischi anche legali, di reputazione e  di condotta oltre che finanziari diretti. Si potrebbe pensare comunque ad una riduzione dei costi attraverso un miglioramento dei sistemi di valutazione che sono in uso in Tesoreria.

 

Per concludere

 

Sarà un’opportunità per le banche utilizzare la transazione obbligata al nuovo tasso di riferimento, creando così delle sinergie con altre iniziative del modello regolamentare o operativo, attraverso l’aggiornamento dei loro quadri di gestione dei rischi e dei prezzi passando a più efficienti modelli. La parola magica dunque è digitalizzazione, attraverso la quale diversi istituti bancari stanno destinando maggiori risorse, con la speranza che prendano maggiore consapevolezza sul tema Eonia ed Euribor, cosa che ad oggi non è per nulla scontato.

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