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La definizione

 

L’innovazione si appoggia alla tecnologia che aiuta i processi, prodotti e servizi, che un ipotetico intermediario ha a disposizione per gestire e soddisfare le esigenze finanziarie offrendo al proprio cliente il valore aggiunto di cui necessita. Si intendono GDPR, MIFID II, IDD. Una corretta strategia digital adempie alla necessità di sottostare a questi obblighi normativi consentendo di ottenere utili informazioni per raggiungere meglio le esigenze del cliente. Per alzare la qualità del lavoro del private banker e alleggerire il carico amministrativo, ecco nascere questi  strumenti digitali per abilitare il professionista a raggiungere una relazione più efficace con il cliente finale. L’uomo mantiene il ruolo principale e prioritario avvalendosi di piattaforme sempre più smart e dunque apre le porte al digitale ma non per la consulenza.

 

Le competenze umane

 

Esistono diverse fonti che documentano il “dietrofront” degli attori del mercato: la digitalizzazione, nel rapporto con una clientela pronta a relazionarsi e affidarsi a professionisti, rafforza la centralità dell’uomo-consulente. Lo sottolineava già alcuni mesi fa uno studio del Politecnico di Milano ( Osservatorio Fintech e Insurtech) rilevando la tendenza a censire quasi 150 piattaforme di robo advisor, a livello mondiale, sia di operatori di whealt management e asset sia di startup. La forza delle competenze umane, nell’ultimo anno, emerge insieme al rapporto fiduciario tra consulente e investitore. Da protagonista, l’automazione, si ritrova a recitare un ruolo secondario: migliora e semplifica le operazioni di back office. I robo advisor hanno dimostrato dei limiti, nei periodi di maggior turbolenza dei mercati riscontrando difficoltà nel riconoscere situazioni delicate e sono proprio queste le ragioni che hanno spostato il loro ruolo in secondo piano.

 

Robo advisor contro robo for advisor

 

I risultati di uno studio del CeTIF confermano quello sopra descritto: viene evidenziato il fallimento dei robo advisor favorendo invece un modello di robo for advisor. Gli strumenti digitali risultano essere a supporto del consulente non potendo essere cosi considerati sostitutivi. Come evidenzia l’ultima indagine di  Aipb ( associazione italiana private banking) il consulente finanziario resta il professionista di riferimento di cui si avvale il cliente per coordinare un insieme di competenze necessarie alla gestione. Per far fronte alle necessità rivolte ai più grandi patrimoni, la clientela più sofisticata si rivolge a diversi professionisti con competenze specifiche, ma il primo punto di riferimento resta il private banking (il 64% per avere supporto in termini di gestione fiduciarie della propria ricchezza, il 70% per l’analisi del proprio patrimonio e il 74% dei casi per nuovi investimenti). Per le operazioni complesse resta fondamentale la relazione umana, ma le app e l’home banking sono fondamentali per il monitoraggio e le operazioni ordinarie. Anche l’Aipb registrava nel 2018 un calo nella volontà dei clienti private di affidarsi alla gestione automatizzata del patrimonio davanti ad eccessivi costi di consulenza. Ovviamente i più giovani mostrano una predisposizione al ricorso di piattaforme digitali e sull’ottimismo della loro affidabilità e sul loro futuro. Resta invece molto bassa la percentuale di persone che rinunciano alla relazione umana con il consulente a favore della sola piattaforma digitale.

 

Digital wealth management

 

Ciò di cui sono destinate le piattaforme è senza dubbio la loro evoluzione, tenendo conto delle esperienze maturate fino ad oggi. Ma non sono ancora complete: a breve vi sarà l’integrazione di strumenti cognitivi frutto dei progressi dell’intelligenza artificiale. Il robo advisor non deve quindi essere visto come sostitutivo del professionista, ma come uno strumento a suo supporto che può contribuire a favorirne le scelte e ottimizzarne  il lavoro, attraverso l’analisi di dati complessi agevolando l’elaborazione della proposta al cliente finale. I primi utenti delle piattaforme sono proprio i private banking: il digitale ha contribuito a migliorare e semplificare le relazioni tra consulenti banche e clienti finali grazie alla capacità di offrire una esperienza migliore per l’utente. La consulenza ricordiamo essere un servizio di alta sartoria che viene cucito su misura per ogni singolo cliente.

A presto con il prossimo aggiornamento

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